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Fratelli tutti! Accogliere

Domenica 25 ottobre si è tenuto il primo incontro di quest’anno. Avremmo tanto voluto farlo in presenza ma per prudenza abbiamo preferito fare il nostro incontro online. Per chi ci segue o per chi non era presente ecco un piccolo racconto della testimonianza di Gabriele ed Enrica scritta da loro.

Siamo Gabriele ed Enrica, sposati nell’aprile 1994 e genitori di 4 figli di età compresa tra i 26 ed 13 anni. Da anni, dopo aver seguito il corso sull’affido familiare che organizzano ogni anno i Servizi Sociali del Comune di Verona, siamo famiglia affidataria ed attualmente accogliamo in casa nostra in modalità residenziale 4 minori, 2 maschi e 2 femmine, di età compresa tra i 3 ed i 5 anni. Questa accoglienza è nata all’interno di un progetto da noi coltivato di diventare Comunità Familiare, anche se attualmente abbiamo deciso di non proseguire su tale strada che vede l’accoglienza dei minori come un lavoro a tutti gli effetti, obbligando quindi noi ad ottemperare ad una serie di norme ed obblighi “contrattuali”. In questo senso vediamo snaturarsi la nostra motivazione all’affido, che perderebbe la sua gratuità.

Abbiamo precisato che “accogliere” significa ammettere nel proprio gruppo, nella propria cerchia, ed in questo senso è ben diverso da “ospitare”, che forse ha più a che fare con il rispetto di alcune norme di galateo che non con l’entrare in relazione vera con una persona. L’accoglienza che l’uomo riserva ai suoi simili ha un’origine divina. Questo ce lo insegna nostro Signore Gesù Cristo, che ha, Lui Dio, avuto bisogno di essere accolto nel grembo di Maria per scendere sulla terra, anziché, al contrario, presentarsi in tutta la Sua potenza in sembianze per così dire adulte. E possiamo ben dire che ognuno di noi ha sperimentato la stessa accoglienza all’inizio della sua esistenza nel momento del concepimento. Non è quindi errato affermare che all’origine della nostra vita vi è stato un atto di accoglienza. Dio, che è accoglienza, chiede di essere accolto nel cuore e nella mente dell’uomo e solo in questo modo ha la possibilità di agire. Accogliere Dio comporta l’ascolto della Sua Parola, come ben ci insegna il racconto evangelico di Marta e Maria (sappiamo infatti tutti che Maria si è scelta la parte migliore, quella dell’ascolto di Gesù!!!).

Abbiamo riflettuto sul fatto che purtroppo la “corruzione” dell’uomo ha fatto sì che l’accoglienza non gli sia più connaturata, è in qualche modo snaturata e rinnegata da piaghe quali egoismo, edonismo, narcisismo. Proprio per questo motivo riscoprire e tornare ad esercitare l’accoglienza è il migliore antidoto possibile a questo genere di miserie umane.

Abbiamo precisato che accogliere richiede necessariamente fare e dare spazio all’altro e pertanto comporta che in qualche misura dobbiamo rinunciare al nostro spazio, al nostro tempo, insomma, dobbiamo un po’ morire a noi stessi. Nell’accoglienza non vi è una relazione impari, tra un soggetto forte ed uno debole; può esservi una relazione tra chi ha un bisogno e chi lo può soddisfare ma ciò non significa che il secondo sia migliore del primo. Nell’accoglienza ognuno porta e mette in gioco la sua vita, la sua esperienza, le sue fatiche, i suoi dolori e questo da entrambe le parti. Spesso si sperimentano e si scoprono anche i propri limiti poichè talvolta si ha la sensazione di non progredire, di non andare da nessuna parte, di faticare e basta, di non vedere risultati. Siamo troppo abituati a voler vedere subito il risultato del bene che facciamo o che crediamo di fare ma il Signore non ragiona in questi termini. Noi dobbiamo solo essere certi che ogni atto di bene è gradito a Dio e sicuramente produrrà già su questa terra benefici che magari neanche siamo in grado di comprendere o di scorgere.

Circa quest’ultimo pensiero, abbiamo sottolineato quanto l’esperienza dell’affido familiare, pur nelle difficoltà che quotidianamente presenta, costituisce per i nostri figli, magari contrari o infastiditi da qualche minore “problematico”, una testimonianza tangibile dell’importanza di avere una famiglia, di essere una famiglia, della fortuna, che quei piccoli in affido non hanno, di avere una mamma ed un papà che ancora si vogliono bene e che sono sempre presenti; basta infatti vedere i disastri che accadono quando la famiglia si sfascia o è evanescente!

Un’ultima riflessione, che ci permettiamo di aggiungere in chiusura, sull’accoglienza e sulla sua origine divina: non è sicuramente un caso che nella formula del consenso matrimoniale sia lo sposo che la sposa dicono “Io accolgo te (nome)….”; in quell’io c’è tutta la mia persona, che accoglie tutta la persona dell’altro/a, che condivide tutto con lei, che è capace di rinunciare a sé sino a diventare una carne sola! E’ questo il modo più vero per rendere grazie a Dio, poiché è nella relazione sponsale che l’uomo diventa simile al Creatore (Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. Genesi, I, 27).

Buon proseguimento a tutti.

Gabriele ed Enrica

In allegato trovate invece lo schema della traccia seguita durante l’incontro, così avrete modo di vivere pienamente l’incontro del 25 ottobre, incontro 25 ottobre la traccia